Yo Soy Nisman

Argentina, 18 luglio 1994: un camion pieno di esplosivo espolde a Buenos Aires davanti al palazzo della sede dell’Amia (Associazione Mutualità Israelita Argentina) portando via 85 vite. L’attentato viene ricordato come il più feroce e sanguinario nei confronti della comunità ebraica in Sud America. Le indagini verranno da subito depistate, ma già all’epoca della strage circolava la notizia che potesse trattarsi di un attentato da parte dell’Iran.

Gli anni passano, e nel 21esimo secolo ora il protagonista di questa indagine ancora infangata è Alberto Nisman, procuratore argentino specializzato in terrorismo internazionale. Nisman vien trovato morto nel suo appartamento di Puerto Madero il 18 gennaio scorso, le cause del presunto omicidio-suicidio sono ancora in corso d’indagine. Ciò che però ha scosso gli animi ed ha acceso un fuoco unanime di indignazione nella comunità argentina è stato il ritrovamento nell’appartamento del procuratore di alcune bozze contenenti accuse e mandati d’arresto per la presidentessa della Repubblica Argentina Cristina Kerchener, e per il Cancelliere e ministro degli esteri Hèctor Timerman, accusati di aver depistato le indagini che incolpavano l’Iran dell’attentato del 1994 in cambio di grossi vantaggi economici da parte di Terhan, soprattutto riguardanti il petrolio.

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La notizia è stata diffusa dal quotidiano Clarìn, da tempo simbolo di opposizione contro il governo Argentino. Jorge Capitanich, capo del Gabinetto della Casa Rosada (la sede centrale del potere esecutivo argentino), ha manifestato il suo sdegno per questo notizia riducendo in brandelli una copia del quotidiano durante una conferenza stampa. Capitanich sosteneva la non veridicità della notizia perchè ritenuta fasulla in un primo momento da Viviana Fein, il procuratore che conduce le indagini sulla presunta morte del collega argentino. Poi la Fein ha confermato l’esistenza di queste bozze in un primo momento negate, riconoscendo l’autenticità dei fatti riportati dai giornalisti di Clarìce. E da qui la bufera: migliaia di persone sono scese in piazza a Buenos Aires per manifestare, ed alcuni sbandieravano cartelli con su scritto “Yo soy Nisman”.

Yo soy Nisman, dall’omonimo Je suis Charlie, sembra avere apparentemente un significato diverso date le differente cirocostanze degli avvenimenti, ma in realtà andrebbero visti entrambi come un inno alla giustizia e alla verità assoulta che si tratti di libertà di stampa o di qualsiasi altro tipo di libertà.

Chiara Gennari

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