48 ore di scontri, atti vandalici, inciviltà, saccheggi, danni incalcolabili ai monumenti della capitale, bus devastati, piazze trasformate in pattumiere, viabilità limitata, esercizi commerciali costretti a chiudere, turisti spaventati in fuga, agenti feriti, arresti.
Può essere questo il bilancio da redigere per una manifestazione sportiva?
Può essere permesso che una città dal patrimonio storico artistico inestimabile come Roma venga assediata da barbari teppisti inconsapevoli dei valori più elementari del vivere civile?
Possiamo, oggi, dopo le reali e consistenti minacce di terrorismo ricevute, tollerare falle così rilevanti nel nostro sistema di sicurezza e gestione dell’ordine pubblico?
Domande che attendono risposte immediate, e che nonostante tutto non placheranno la rabbia comprensibile dei cittadini romani, costretti a vedere la propria città ripetutamente deturpata.
I danni irreparabili alla “Fontana della Barcaccia”, monumento lontano dalle classiche geometrie delle vasche e primo nel suo genere ad essere considerato come vera e propria opera scultorea, (commissionata al Bernini da papa Urbano VIII e completata nel 1629), rappresentano una ferita grave all’identità e alla sensibilità di tutti coloro che, a prescindere da provenienze e nazionalità, riconoscono il valore unico e universale della storia, della cultura e dell’arte. Meriterebbe attenzione un’analisi sociologica sulle ragioni che spingono gruppi di individui ad agire come fatto ieri dai tifosi dal Feyenoord, quantomeno per evidenziare le cause strutturali di un fenomeno trasversale, quello degli hooligans/ultras, che nonostante tolleranza zero e pene severe sembra non arrestarsi. Il tifo violento come valvola di sfogo a frustrazioni e rabbia repressa è un sintomo di malessere sociale che non va trascurato o ignorato, ma combattuto anche solo per la sua contraddizione in termini con ogni valore che lo Sport come tale rappresenta o pretende di rappresentare. Gli sfregi alla fontana del Bernini non meritano nessun altro commento, sono chiaramente il frutto di un’ ignoranza totale e spregiudicata, di una mancanza di rispetto assoluta per se stessi ancor prima che per gli altri. E diciamolo francamente, le scuse del Feyenoord, dei suoi tifosi, dell’ambasciatore olandese e di chiunque altro, che siano intempestive o puntuali, non restituiranno alla civiltà un capolavoro scultoreo unico nel suo genere. Sono parole di circostanza vuote per episodi che andavano evitati partendo proprio da un maggiore coordinamento tra le forze di sicurezza dei due paesi. Completamente inadeguato poi, per una città come Roma, il piano predisposto dalla Questura; validissimi e legittimi quindi i dubbi del sindaco Marino sulla gestione dell’ordine caratterizzata da ingiustificabili e macroscopici errori. Per fare un esempio chiaro: è emblematica la facilità con cui il divieto di servire alcolici dopo una certa ora, per evitare scontate esuberanze dei tifosi, sia stato impunemente raggirato dai numerosi venditori abusivi spuntati come funghi nei luoghi di ritrovo.
Insomma, oggi si fa il conto dei danni e si pensa anche, con grande amarezza, ai tanti beceri luoghi comuni che circolano su noi italiani e sui nostri comportamenti durante i viaggi all’estero. Forse sarebbe il caso che i tanti commentatori stranieri inizino a capire che “tutto il mondo è paese” e che l’inciviltà non ha nazionalità, ha solo bisogno di essere estirpata ovunque essa si trovi.
La partita con la Roma finisce 1-1, ma è un pareggio di cui sinceramente non si interessa nessuno. Lo sport ancora una volta passa in secondo piano e a vincere purtroppo è l’ignoranza, quella che in ogni caso fa perdere tutti sempre e comunque.
Salvatore Salzano
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