La frase “prevenire è meglio che curare” è usata molto spesso, ma quando viene realmente applicata? Raramente.
La prevenzione secondaria, che ha come risultato la riduzione della mortalità, è un atto di natura clinico-diagnostico rivolto ai soggetti con danni asintomatici che, non agendo sui fattori di rischio, può modificare solo la storia naturale della malattia.
Generalmente utilizzata per le malattie cronico degenerative, si avvale per il raggiungimento degli obiettivi dei cosiddetti test di screening, vale a dire un’indagine sanitaria finalizzata o alla prevenzione di una malattia sottoponendo a controllo vasti gruppi di persone considerate a rischio, oppure alla cura della malattia stessa nella sua fase iniziale raggiungendo un miglioramento significativo della prognosi o addirittura la guarigione.
Un test di screening deve essere per definizione poco costoso, di rapida e facile esecuzione, accettabile, non dannoso, sensibile (se un test non è sensibile mancherà di individuare la malattia in qualche soggetto malato) e specifico (se un test non è specifico indicherà falsamente la malattia in soggetti non malati). I test di screening in Italia sono Oncologici e Prenatali.
Alcune normative definiscono gli screening oncologici necessari per la promozione della salute e gratuiti per parte della popolazione:
- Piano sanitario nazionale 2003-2005, nel capitolo relativo alla promozione della salute, prevede l’offerta di test di screening di provata efficacia (Pap test, mammografia, ricerca del sangue occulto nelle feci) alle persone sane.
- La legge finanziaria 2001, all’art. 85, definisce come esenti da ticket la mammografia (ogni due anni, per le donne tra 45 e 69 anni), l’esame citologico cervico-vaginale (ogni tre anni, per le donne tra 25-65 anni) e la colonscopia (ogni cinque anni, per la popolazione di età superiore a 45 anni e per la popolazione a rischio, individuata secondo i criteri determinati da un decreto del ministero della Sanità).
Per questi test di screening vengono stanziati annualmente milioni di euro e anche il Consiglio dell’Unione Europea, in una raccomandazione del 2 dicembre 2003, invita gli stati membri ad attuare programmi di screening per il cancro della mammella, della cervice uterina e del colon retto.
Raccomandazioni per lo screening del carcinoma della mammella
Il carcinoma della mammella è il tumore più frequente fra le donne per incidenza e mortalità. La mortalità è in calo a partire dagli anni 90, ma l’incidenza è in lieve ma costante aumento, forse come conseguenza, in parte, del diffondersi della diagnosi precoce. L’obiettivo principale dei programmi di screening mammografici è la riduzione della mortalità specifica per cancro della mammella nella popolazione, invitata ad effettuare controlli periodici (dimostrata una riduzione del 35% del rischio). Per questo tipo di screening è necessaria una mammografia biennale nelle donne di 50-69 anni ma viste le maggiori aspettative delle donne anziane e della crescente disponibilità di trattamenti efficaci, si sta valutando se estendere questi specifici programmi alla fascia di età compresa tra 70 e 74 anni e tra 40 e 49 anni con frequenza biennale.
Raccomandazioni per lo screening del carcinoma della cervice uterina
Negli ultimi vent’anni la mortalità per tumore del utero (corpo e collo) è diminuita di oltre il 50%, soprattutto per quanto riguarda il tumore della cervice uterina. Ogni anno in Italia si registrano circa 3500 nuovi casi e 1100 decessi per carcinoma della cervice. Lo screening cervicale può contribuire a ridurre non solo la mortalità per carcinoma, ma anche l’incidenza della neoplasia invasiva. Si consiglia l’esecuzione di un Pap test ogni 3 anni per le donne di età compresa tra i 25 e 64 anni. I Pap test effettuati senza seguire queste indicazioni sono sconsigliati.
Raccomandazioni per lo screening del carcinoma del colon retto
In Italia, per entrambi i sessi, l’incidenza è aumentata tra la metà degli anni Ottanta e gli anni Novanta, seguita da una lieve riduzione della mortalità. Questo screening mira a identificare precocemente le forme tumorali invasive, ma anche a individuare e rimuovere possibili precursori. E’ consigliato fare ogni due anni l’esame del sangue occulto nelle feci (SOF) nella popolazione tra i 50 e 74 anni e Rettosigmoidoscopia (RSS) una volta tra i 58 e 60 anni.
La legge quadro 5 febbraio 1992, N.104 prevede screening neonatale per tre malattie: ipotiroidismo congenito, fibrosi cistica e fenilchetonuria. Sono sempre di più i centri di screening prenatale ed è in progetto il loro aumento.
Al di là di ogni ulteriore valutazione, comunque importante, la prevenzione resta la prima strada per la cura di molte malattie e l’Italia, seppur tra significative difficoltà, mostra in questo ambito importanti progressi.
Ribadiamo che per essere efficace la prevenzione necessita di un’attenta collaborazione tra medico e paziente, ecco perché l’invito è quello di capire e accettare che “prevenire è meglio che curare”
Andrea Russo
N.B. Per la stesura del presente articolo ci si è consultato il seguente testo: “Igiene. Medicina preventiva e del territorio” II Edizione di Maria Triassi
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