“Il bisogno di essere accettati e
il desiderio di essere amati
ci fanno percorrere strade
che il nostro sentimento
ci fa avvertire come non nostre,
e così l’animo si indebolisce e si ripiega su se stesso
nell’inutile fatica di compiacere gli altri.
Alla fine l’anima si ammala, perché la malattia,
lo sappiamo tutti, è una metafora,
la metafora della devianza
dal sentiero della nostra vita”.
(Galimberti U.)
INTRODUZIONE
Il noto filosofo Umberto Galimberti, attento osservatore della società moderna, nel libro “L’ospite inquietante” ha affermato che i giovani di oggi soffrono di una sorta di anafalbetismo emotivo, ovvero l’incapacità di riconoscere e gestire le proprie emozioni e e i propri sentimenti.
Questa incapacità può portare ad un aumento dell’isolamento e un ad deterioramento dell’interagire sociale. Il malessere emozionale è riconoscibile nelle gravi carenze relative all’autocontrollo, alla capacità di gestire la propria collera e di sviluppare empatia; possiamo, quindi, riscontrare un aumento di aggressività e depressione. Dunque, oggi più che mai, si sente l’esigenza di parlare delle emozioni, la necessità di esplorare l’aspetto emotivo e il ruolo che esso ha nella vita di tutti noi.
Tradizionalmente quando si pensa all’intelligenza si pensa alle capicità logico-matematiche o linguistiche. Alcuni psicologi, però affermano anche l’esistenza di un’intellingenza “emotiva” definita come: “la capacità di motivare se stessi e di persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustazioni; di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione; di modulare i propri stati d’animo evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare; e, ancora, la capacità di essere empatici e di sperare” (Goleman 2013). Le emozioni hanno un ruolo fondamentale nel guidare il nostro comportamento. La mancanza di consapevolezza delle emozioni e dei sentimenti influenza la capacità di prendere decisioni personali. La comprensione empatica delle emozioni altrui gioca un ruolo cruciale nei comportamenti antisociali. Uno psicologo statunitense Lochman ha ideato un programma di addestramento nel quale i bambini discutono di situazioni conflittuali focalizzandosi sugli aspetti emotivi e sulle possibilità alternative allo scontro fisico. A tre anni dall’addestramento è emerso che i ragazzi che avevano seguito un programma erano meno turbolenti in classe, nutrivano sentimenti più positivi verso se stessi e avevano minori probabilità di drogarsi. Inoltre, più a lungo avevano partecipato al programma, minori erano i comportamenti aggressivi in adolescenza
Studi contemporanei nel campo delle neuroscienze (Mercenaro, 2006) dimostrano, inoltre, che l’emozione è associata ai processi cognitivi quali il pensiero, la memoria e l’apprendimento, processi complessi che presentano un’influenza reciproca. Ogni apprendimento sarebbe quindi marcato emotivamente, diverrebbe cioè gradevole o spiacevole a seconda dell’esperienza emozionale ad esso associata (Castex, 2000).
Come sostiene Goleman: “L’emozioni possono essere messe al servizio dell’educazione e dell’apprendimento” (Goleman,1996). Gli insegnamenti che vengono appresi nell’infanzia e nell’adolescenza, determinano le risposte emozionali che si avranno da adulti. Non si deve lasciare l’educazione emozionale al caso, ma già dalla scuola si deve insegnare l’autocontrollo, l’autoconsapevolezza e l’empatia. La scuola quale luogo di crescita e di formazione deve essere anche la “palestra delle emozioni”, luogo in cui si esercitano e rafforzano le abilità emotive cruciali per la crescita individuale.
OBIETTIVO
L’obiettivo principale del progetto è quello di far conoscere e individuare le emozioni proprie ed altrui imparando a gestirle.
DESTINATARI
Destinatari diretti giovani tra i 15 e i 17 anni, in numero compreso tra i 20 e i 30 (le classi saranno selezionate sulla base delle rilevazioni effettuate).
Destinatari indiretti: professori e famiglie.
ATTIVITA’ E FASI
FASE I: test inziale e conoscenza reciproca; introduzione alle emozioni.
FASE II: approfondimento delle singole emozioni attraverso attività pratico-laboratoriali.
FASE III: test finale e feedback da parte dei ragazzi.
Le attività previste si svolgeranno attraverso l’uso di tecniche di psico-educazione, come
brain-storming, giochi di ruolo e circle time.
METODOLOGIA
Il progetto prevede una strategia educativa basata su uno scambio alla pari di conoscenze, di emozioni e di esperienze da parte dei giovani coinvolti. Questo tipo di metodologia é stata pensata perché abbiamo riscontrato, dalla nostra esperienza, che il modo migliore per esprimere le proprie emozioni è quello di non sentirsi sotto esame.
RISULTATI ATTESI
1. maggiore consapevolezza delle proprie emozioni e di se stessi;
2. maggiore capacità di gestire le proprie emozioni;
3. maggiore empatia;
4. migliore andamento delle relazioni tra ragazzi.
- 7 Maggio ore 9.30
- 12 Maggio ore 11.00
- 20 Maggio ore 9.30
NOTE:
- Il presente progetto si deve considerare come articolazione del Protocollo d’Intesa siglato dal Movimento Culturale Ideelibere e dall’I.S.I.S. Emilio Sereni siglato in data 22/03/2016 con validità triennale. Per impegni e obblighi delle parti si rimanda alla lettura del documento.
REFERENTI
Dott.ssa Anna D’Alessio
Dott.ssa Antonella Villaggio