Il fenomeno dell’emigrazione italiana in Australia è datato: i primi flussi di migranti italiani, stanziati nel Nord Queensland come coltivatori di canne da zucchero,si registrano già alla fine del 1800. E’ però alla fine della Seconda Guerra Mondiale che vi fu un più corposo fenomeno migratorio italiano verso l’Australia, in particolar modo ad opera di giovani del sud del paese.
La principale attività lavorativa degli italiani in Australia era l’agricoltura,il lavoro che avevano dovuto abbandonare nel loro paese natale. E’ interessante sottolineare come gli emigranti, a differenza di quanto si faccia al giorno d’oggi, difficilmente pianificavano una lunga permanenza in Australia: infatti il progetto dei primi,era quello di partire per un certo numero di anni e lavorare per raccogliere un cospicuo capitale da poter poi reinvestire nel proprio paese d’origine. Quest’operazione era poi accompagnata da ritorni periodici in Italia. Tale programma andò presto a scontrarsi con l’oggettiva difficoltà di percorrere sistematicamente distanze così lunghe, per cui iniziarono a nascere in loco comunità di italo-australiani, prevalentemente a carattere “paesano”, molto fragili, ma utili per le prime accoglienze in Australia. Infatti, chi si stanziava stabilmente, era solito invitare i parenti ancora in Italia, dando origine ad un fenomeno migratorio meglio conosciuto come “migrazione a catena”. Queste comunità, inoltre, avevano lo scopo di mantenere le tradizioni del loco natio, grazie al festeggiamento di riti tipicamente italiani e prettamente religiosi, come la processione della Madonna protettrice di quella comunità o, nel caso di migranti partenopei, festeggiamenti in onore di San Gennaro o altre manifestazioni . L’Italia ha da sempre attuato un fenomeno di rimozione nei confronti di chi è emigrato, tentando di nascondere il fatto che un tempo i suoi abitanti furono costretti ad abbandonare affetti e possedimenti in favore di una “scommessa” a lungo termine. Non bisogna, dunque, dimenticare il nostro passato, anche perché sembra che quei tempi siano oggi più vicini che mai.
Gianluca D’Andrea
Autorevoli statistiche riportano che il numero di emigranti verso mete considerate paradisi dal punto di vista lavorativo, sia in esponenziale aumento. I motivi che spingono sempre più giovani italiani a trasferirsi in Australia sono i più svariati; sicuramente il leitmotiv è rappresentato dalle occasioni di lavoro che in Italia sono negate ai più. Ma mentre in città come Londra o Manchester è facile stabilizzarsi, essendo comunque aree appartenenti all’Unione Europea, ci sono mete come Canberra, Sidney, Brisbane, Perth dove risulta più problematico ottenere il permesso di soggiorno. Nonostante la presenza degli Agenti di Emigrazione, che formano una categoria di professionisti autorizzati dal governo australiano a dare informazioni circa la questione visti e nonostante la presenza di associazioni come Italia-Australia, resta comunque arduo ottenere il visto. Prima di trasferirsi in Australia, bisogna compilare un modulo nel quale si indicano i motivi per i quali ci si vuole trasferire e le proprie qualifiche professionali; due tra le motivazioni piú diffuse sono la Skilled Migration e la Business Migration. La prima indica la volontà di fare esperienza in un determinato settore, la secondo indica per quali mansioni il prestatore di lavoro sia qualificato. Negli ultimi due anni il governo australiano ha lamentato un incremento di raggiri ed artifizi adoperati per ridurre i tempi per ottenere il visto,tramite un iter certamente non legale. Anche se la situazione lavorativa si prospetta migliore di quella italiana,va comunque analizzata. Il mercato del lavoro australiano è un mercato libero,quindi è difficile trovare impiego per lunghi periodi ed inoltre prima di presentare il visto bisogna compilare dei moduli che permettano all’ emigrante di qualificarsi nel proprio Paese. Senza una qualifica sarà impossibile accedere a qualunque offerta lavorativa. Altro problema che si presenta in Australia è il costo della vita, aspetto cui non tutti guardano prima di trasferirsi. Infatti a dei maggiori salari corrisponde un costo della vita molto più alto che poi, se vogliamo, è anche una delle caratteristiche che si ripropone in Inghilterra ed in particolar modo a Londra. Se le ragioni socio-economiche spingono sempre più italiani ad emigrare, spesso trovandosi in situazioni spiacevoli, perché continuare a discriminare i tanti cittadini stranieri che vengono in Italia ?
Gianmarco Apuleo