“Indie – pendenti”: Teatralità sociali a confronto

Il panorama artistico italiano vanta un esercito di parolieri in grado di sbaragliare qualsiasi armata, ma il ricambio generazionale ha mostrato segni di cedimento. Passioni effimere e poesie provinciali irrobustiscono le fondamenta di questi anni zero, adagiati sulle spalle di generazioni da condominio. Muore lenta una curiosità propria di pochi, abbandonata nelle mani di uditi troppo pigri e spartiti fuori epoca. Può davvero la novità non far più gola? Forse è solo sbagliato l’approccio. Forse è la mancata libertà di scelta a limitare la ricerca. La risposta a tutto è il fenomeno indie: una riserva indipendente lontana dal mainstream, la cui peculiarità va ricercata nei limiti apparenti della realtà. L’indie italiano è un mostro a sei zampe senza retromarcia, con ciuffo ribelle e gilet. Le parole viaggiano veloci, i concetti sono chiari e i testi brevi e concisi. La linearità espressiva degli artisti, spesso incompresa, colloca questi proletari del rock in settori poco definiti che non garantiscono loro la visibilità che meriterebbero. “Capisco che in qualche modo quando scrivi canzoni è normale che si cerchino dei collegamenti anche per rendere più facile una collocazione per chi legge. Non so se c’è una scuola dal punto di vista artistico. Non ci sono le caratteristiche di certe scene culturali del passato, senza un genere particolare e un linguaggio preciso è tutto più trasversale. E forse è proprio questa la critica che viene mossa a questo circuito di persone, che non c’è un’ideologia forte dietro a tenerci insieme, una vera scuola di pensiero” – ha dichiarato in un’ intervista Brunori SAS, pseudonimo di Dario Brunori, da tempo protagonista dei retroscena della musica indipendente. Con tre album alle spalle, infatti, il cantautore cosentino è tra i più conosciuti nel settore. “Vol. 1” e “Vol. 2” – questi i titoli dei primi due – raccontano storie passate con fare da hipster vintage che fanno leva sulle sue capacità d’interpretazione sopra un accompagnamento perlopiù acustico, al presente generazionale della crisi, aggiungendovi una grande oleografia d’arrangiamenti leggeri anni ‘60 da avanspettacolo, una narrazione immedesimata sullo stile di Lucio Battisti e Rino Gaetano e una colorita frenesia.Nuova immagine “Vol. 3” , invece, cantabile e più ineffabile, mantiene la scioltezza monotona del canto, la grafia ingabbiata delle sue liriche costantemente in rima e talvolta sbriciolate in ritornelli che scuotono. Sublima maniera e qualunquismo in trovate retoriche che intrattengono, ma, più volentieri, sviano, contemplano – non adottano – la disperazione. Segue la scia di Brunori, Giuseppe Peveri, in arte Dente. Indipendente in senso stretto, veste i panni di un cantautore classico. Tutte le sue canzoni sono costruite su accordi di chitarra acustica, le liriche sono autobiografiche.           “A me piace lei” , “Verde”, “Sempre uguale a mai” tra i brani più conosciuti. Meritano attenzione anche due tra i gruppi più indie di sempre: Le luci della centrale elettrica e La fame di Camilla. I primi, da semplici accordi di chitarra acustica e arrangiamenti spogli, lasciano intenzionalmente intatta la forza di questi due elementi nei loro brani. Lo stile vocale è stato paragonato al recitato di mostri sacri della musica italiana come Gaber e De Andrè. “Cara catastrofe” , “Per combattere l’acne” , “C’eravamo abbastanza amati” tra i pezzi di maggiore successo. I secondi, Baresi, tre album e un EP, hanno varcato il palco del Festival di Sanremo. Vantano collaborazioni con artisti del calibro di Aerosmith, Marco Mengoni e Patty Pravo. Tra i gruppi, vale la pena spendere qualche parola anche per i Tre allegri ragazzi morti. La band ha deciso di non mostrare la propria immagine ai media e di immaginarsi dietro la matita di Davide Toffolo, popolare disegnatore di fumetti. “Il mondo prima” e “Occhi bassi” ne hanno garantito la fama. Più nello specifico, due giovani gruppi napoletani stanno facendosi spazio: Le strisce e i Foja. I primi, cinque studenti universitari divenuti popolari grazie a MySpace, hanno collaborato con Cesare Cremonini alla scrittura delle canzoni di “Logico”. Il singolo “Comete”, primo estratto dal terzo album in uscita, è in rotazione radiofonica dal 19 maggio . I secondi esprimono il loro sound in un folk rock energico cantato in dialetto napoletano ma destinato a tutti. Hanno aperto il concerto di Eugenio Bennato al Meeting del Mare alla sua XIV edizione che ha ospitato, tra gli altri, artisti come Max Gazzè, Elio e le storie tese, Samuele Bersani, gli Avion Travel, Franco Battiato, Subsonica, Morgan. “O sciare do viento” “Dimme ca è overo” i singoli maggiormente in vista. Saranno inoltre in concerto il prossimo 28 giugno all’Arenile di Bagnoli. Ultimi, ma non per importanza, i 24 grana, famosi per “Accireme”. Insomma, la scelta è ampia e ce n’è per tutti i gusti. Non resta che scoprire. Scoprirsi, “Indie – pendentemente” .

 Serena Esposito

 

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