Quante volte abbiamo espresso il desiderio di restare a casa? Di prenderci una piccola vacanza dal caos della città e dallo stress del lavoro? Di voler rimanere un po’ da soli con i nostri pensieri? Ebbene, ora vi siamo costretti e per questioni di importanza vitale. Chi lo avrebbe immaginato mai!
Anche se tutti noi comprendiamo le motivazioni di questo “arresto forzato“, comunque sembra crescere in ognuno un senso di oppressione che pervadendo tutto il corpo assale la nostra gola. La preoccupazione è tanta: dobbiamo combattere contro un nemico invisibile, che non sappiamo se e quando ci colpirà. Quelle poche volte che usciamo per fare la spesa, in un’atmosfera surreale, sospettosi osserviamo gli altri e sospettosi, poi, ci rivolgiamo anche alle persone che amiamo: chi avranno incontrato? Cosa avranno toccato?
Le domande che frullano nella nostra testa. Come se non bastasse, non possiamo abbracciarle nè stare loro vicino.
È come se fossimo rimasti soli.
Questa distanza fisica, tuttavia, non nega l’altro, non nega il rispetto e l’amore per noi stessi e le persone che abbiamo accanto.
Molto spesso quando ci accadono eventi che ci colpiscono profondamente, ci sentiamo disarmati; allora, quello che potrebbe aiutarci a superarli è trarne un insegnamento positivo.
Ed in questa storia che sembra un racconto fantascientifico, che riflessioni possiamo fare?
Sicuramente tutto questo ci spinge a ripensare al tempo e al modo in cui lo trascorriamo. Siamo abituati a vivere in una società frenetica, affannata, dove il dover fare (e farlo anche con efficienza) ci regala l’illusione di appagare i nostri desideri e noi stessi senza, però, sentirci mai veramente soddisfatti. Ora è il momento di rallentare il ritmo, di andare piano, di focalizzarci di più sui nostri bisogni e reali desideri. É il momento di farci domande che riguardano come vogliamo vivere e gestire il nostro tempo: ci abbiamo mai veramente pensato? E le nostre relazioni? È proprio così che abbiamo deciso di viverle? Frenetiche e isolate?
Al tempo dei nostri nonni venivano scandite da luoghi e distanze più intime, raccolte. È possibile che tutto questo marasma e smarrimento ci voglia indurre a riscoprire l’importanza di questa vicinanza?
E noi stessi? Dove ci collochiamo nella scala delle priorità? Come ci prendiamo cura di noi?
Sembra paradossale che per farlo l’uomo debba sentirsi in pericolo! Forse la condizione attuale di “arresti domiciliari“ che stiamo sperimentando può metterci nelle condizioni di dare qualche risposta e di poter scegliere la direzione da dare alla nostra vita.
É come se oggi, in questa situazione, stia prorompendo tutta la nostra fragilità, riaffiorando tutto quello che, spesso a malincuore, abbiamo lasciato andare. Ma per inseguire cosa? Cos’ è davvero importante per noi? Ce lo siamo mai chiesti?
Le nostre abitudini da un giorno all’altro e senza volerlo sono cambiate. È come se la nostra libertà fosse stata violata, sembra essere sotto il controllo di qualcosa più grande di noi. Ci sentiamo oppressi tra le mura delle nostre case, luoghi in cui, invece, dovremmo sentirci protetti. Esse diventano così non più rifugi ristoratori e luoghi di sollievo ma gabbie dalle quali voler scappare. Sembra di vivere in uno di quei tanti film hollywoodiani, però, qui, non c’è un solo eroe; tutti nel nostro piccolo e con il nostro comportamento possiamo esserlo.
Cambia il nostro modo di dimostrare e sentire affetto ed insieme a tutto questo cresce anche la rabbia, l’impotenza.
Ansia, paura e rabbia sembrano susseguirsi continuamente: pensiamo ai nostri amici lontani, ai nostri familiari che vivono a km di distanza che poi scappano anche loro.
Così le nostre emozioni sembrano prendere il sopravvento, sembra difficile capire cosa stiamo provando e la paura di soccombere ci travolge. Sono sbagliato? No.
É normale il turbinio che sto vivendo? Ci chiediamo. Sì. La difficoltà è avere consapevolezza del nostro sentire senza farci sopraffare, è riuscire a fronteggiare tutte queste emozioni.
Come fare se stiamo chiusi in casa? Come gestire la convivenza forzata con le persone che più amiamo ma con le quali è più facile perdere il controllo? Non è sempre semplice, ma neanche impossibile.
Possiamo trasformare questo momento di difficoltà in un’opportunità?
Innanzitutto se sentiamo che la paura e l’ansia stanno per avere la meglio su calma e serenità, chiediamoci se conosciamo e abbiamo seguito tutti i consigli validi che le istituzioni ci hanno fornito.
Se ci siamo rassicurate e rassicurati, concentriamoci su di noi, guardiamoci allo specchio, siamo ancora in pigiama? Restare a casa non vuol dire trascurarsi, in fondo, il nostro corpo è la casa della nostra anima. Ci avete mai riflettuto? È bene, pertanto, coccolarlo e prendersene cura, dedicandogli particolari attenzioni.
In questa situazione, inoltre, è molto facile provare noia, proprio perchè il ritmo quotidiano è alterato.
Come ci fa sentire? La riconosciamo? Non dobbiamo spaventarci nè evitarla a tutti i costi; l’altra faccia della medaglia potrebbe essere la creatività e grazie ad essa scoprire passioni nuove o riscoprirne di vecchie lasciate andare senza neanche sapere il perchè.
Allora quali sono le vostre? Cucina? Giardinaggio? Lettura? Musica? Attività fisica? Nell’era digitale notevole è la scelta di tutorial che spaziano tra le varie tipologie di hobbies. Ce n‘è per tutti i gusti. Tanti personal trainers non smettono di darci consigli su come allenare il nostro corpo. E dopo aver pulito l’appartamento ci si può dedicare a qualcosa di più creativo e impegnativo come il taglio e cucito, l’uncinetto o guardare quel film o quel programma che stanchi dal lavoro non siamo mai riusciti a vedere. E se nessuna di queste attività vi alletta, avete mai provato a scrivere i vostri pensieri? Delle storie o delle nuove favole per i vostri bambini? Com‘è passare così tanto tempo con loro? Siete riusciti a creare nuovi giochi senza avere il desiderio di farli tornare subito a scuola?
Quante volte ci siamo lamentati dell’eccessiva presenza dei cellulari nelle nostre vite? Forse, in questo momento, la tecnologia può venirci in aiuto. Ricordate quella famosa pubblicità di una vecchia compagnia telefonica con protagonista Massimo Lopez? “Una telefonata ti allunga la vita” recitava. Oggi potrebbe essere in parte così; abbiamo il tempo per risentire quel vecchio amico che da un po’ ci chiediamo che fine abbia fatto, possiamo riprendere quell’amicizia che per la frenesia della nostra vita abbiamo lasciato un po’ in disparte.
Se tutto questo non basta potrebbe essere utile anche cercare l’aiuto di qualche professionista del settore; in questo periodo sono disponibili anche telefonicamente o via skype.
Dott.ssa Anna D’Alessio, Psicologa e Psicoterapeuta
E-Mail: annadalessio1984@libero.it
Dott.ssa Luisanna Catalano, Psicologa e Psicoterapeuta
E-Mail: luisanna83@hotmail.it
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