L’Esposizione Universale: sulle opere d’arte all’Expo Milano 2015

L’Expo Milano 2015 è un’esposizione universale, ovvero una delle rassegne espositive che si tengono ogni cinque anni, di durata plurimensile, seguendo un tema specifico. Dal 1 Maggio 2015 al 31 Ottobre dello stesso anno, l’Esposizone Universale si terrà a Milano, con il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”.

Un tema, questo, che pone l’accento su alcune istanze legate alle risorse e, quindi, alla ricchezza e a come essa viene distribuita. Ed è proprio da alcune riflessioni sul patrimonio e sulla sua allocazione che sono nate le polemiche che stanno caratterizzando il percorso verso l’Expo Milano 2015.

Nel caso specifico, il patrimonio di cui si sta parlando è quello artistico-culturale, che da sempre costituisce un grande vanto per la penisola Italiana. Le maggiori diatribe sono nate sulla possibilità o meno di usufruire, per la durata dell’Expo, di alcune opere d’arte localizzate in altre sedi.

Scultura Greca, Bronzi di Riace (dettaglio), V sec a.C., bronzo, Statua A: 205 cm, Statua B: 198 cm

Scultura Greca, Bronzi di Riace (dettaglio), V sec a.C., bronzo, Statua A: 205 cm, Statua B: 198 cm

Tra queste, è possibile menzionare i due “Bronzi di Riace“, richiesti da Vittorio Sgarbi; alcune tele di Arcimboldo; e, più di recente, il dipinto “Le sette opere di Misericordia”, di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, custodito a Napoli presso il Pio Monte della Misericordia.

Le due posizioni principali in questa discussione sono costituite da coloro che ritengono lo spostamento delle opere un inutile rischio, e coloro che invece guardano all’Expo come a un’occasione per mettere in mostra alcuni dei maggiori tesori italiani. Si tratta, ovviamente, di una questione di prospettive.

I pericoli che corrono le opere d’arte durante gli spostamenti per mostre provvisorie sono vari e ben noti: mutilazioni, smarrimento, incapacità di controllo dell’accesso del pubblico. A questi poi va a sommarsi la particolare debolezza di alcune opere – a proposito dei “Bronzi”, la soprintendente archeologica della Calabria ha dichiarato all’Ansa: “Da tutte le relazioni dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro fatte dopo le campagne di restauro di questi anni, emerge in grande evidenza la fragilità strutturale dei Bronzi di Riace“.

sette opere

Michelangelo Merisi detto il “Caravaggio”, Le sette opere di Misericordia, 1606-07, olio su tela, 390×260 cm

Altro pericolo, che viene segnalato dai contrari allo spostamento, è quello della gabbia burocratica con cui si potrebbe impedire il rientro a casa di alcune delle opere. Una volta giunte alla mostra, si teme l’assenza di garanzie per il loro ritorno: Giovanna Palma, deputato Pd, commenta la vicenda delle “Sette Opere” definendola un “tentativo di scippo al popolo Napoletano“.

L’altra prospettiva, invece, si rivolge all’Expo Milano 2015 come a un’occasione per mettere in risalto le ricchezze italiane e crearne di nuove. A questa posizione appartiene Vittorio del Tufo, che in un articolo apparso sulla versione online de “Il Mattino sostiene la necessità di valorizzare i capolavori che si trovano sul suolo napoletano, anche se questo richiede uno spostamento per permettere alle opere di partecipare a mostre in altri luoghi. Una delle argomentazioni di coloro che sostengono questa posizione è che il dipinto di Caravaggio è già andato in mostra altre quattro volte nel corso del Novecento.

In più, la scelta dell’opera non è casuale, ma risponde al tema dell’Expo Milano 2015 e ne andrebbe incontro alle esigenze. Il padiglione a cui verrebbe assegnato è, infatti, quello della Caritas dedicato alla fame nel mondo, e il saziare gli affamati compare appunto tra le opere della misericordia evocate da Caravaggio. Inoltre, esporlo nel padiglione della Caritas, che è gestito anche dalla Curia di Milano e dal Vaticano, avrebbe come contropartita la creazione di un istituto di degenza per i malati terminali, coerentemente con gli scopi di beneficenza del Pio Monte della Misericordia.

Esiste, in questo dibattito, un concetto di fondo, che costituisce il terreno della discussione su cui si sviluppano le due prospettive: il valore espositivo dell’opera. Esso è legato alle condizioni di accesso alla fruizione dell’opera d’arte e, pertanto, al luogo in cui si trova. Un dipinto, una scultura, un qualunque lavoro artistico, intreccia delle relazioni col tessuto socio-culutrale cui appartiene, e pertanto non è solo presente in un luogo, ma lo abita. Spostare un’opera dalla sua collocazione originiaria significa allontanarla dai suoi concittadini. Questo gesto, che è un gesto traumatico, in quanto genera un’assenza, è, per chi si trova a vedere allontanata l’opera, un sacrificio; come tale andrebbe dunque interpretato. Privarsi, seppur temporaneamente, di un pezzo del patrimonio artistico, è appunto un sacrificio e, in quanto tale, rende sacro sia il gesto che l’opera. In questo spirito, in cui si vuole premiare l’opera allargando le possibilità di accesso, è possibile agire; se l’Expo Milano 2015 diventasse un’occasione per aumentare il valore espositivo, per rendere un’opera o un reperto cosmopolita, accessibile, valorizzato, la richiesta sarebbe legittima. Per far ciò, però, è necessario che non ci si fermi all’evento in questione, per poi ricacciare tutto nel dimenticatoio; è necessario che ci sia ogni tutela, granazia, sorveglianza e spazio del caso. Privarsi temporaneamente è un sacrificio; essere privati definitivamente è subire un furto.

Ciò che desta scandalo, che rende possibile la diatriba e la polemica, è il fatto che l’interesse per il patrimonio artistico-culturale, soprattutto verso il meridione, è un interesse intermittente. L’arte, che pure può servire all’economia, non deve esserne serva: se la richiesta delle opere avviene con l’intento di delegarle a mero elemento decorativo dell’Expo; se è un interesse provvisorio che spinge a volerle smuovere a tutti i costi dalle loro dimore; se non è la volonta di mostrare la ricchezza artistica italiana, ma soltanto lo sfoggiare una grande capacità nel realizzare mostre importanti; se è una mera apparenza che guida l’operato di chi si batte per farle approdare a Milano; se è questo ciò che c’è dietro, spostarle non ha davvero senso.

Al momento, per quanto riguarda i Bronzi di Riace, la questione è chiusa. Lo stesso Sgarbi ha fatto cadere la richiesta. Resta ancora aperta invece per quanto riguarda “Le sette opere di Misericordia” del Caravaggio, per il quale la decisione spetta ai governatori del Pio Monte della Misericordia, al ministero e, infine, al Vaticano.

Francesco Asante

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