#CHARLIE HEBDO – Se cambia l’Europa, vince il terrorismo

Il doppio assedio di Parigi si è concluso. Sono stati uccisi i terroristi che avevano aperto il fuoco contro la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo così come è stato eliminato Amedy Coulibaly, l’altro estremista che aveva tenuto in ostaggio circa quindici persone in un negozio di alimentari ebraico. Quattro di queste sono morte, altre quattro ferite gravemente.
Non permetteremo alla paura di cambiarci” ha dichiarato il presidente italiano Matteo Renzi via Twitter, ma è innegabile che dopo quello che è stato definito il nuovo 11 settembre, ci saranno conseguenze immediate per tutta l’Unione Europea. A fare da apripista, probabilmente su pressioni occidentali, è stata la Turchia di Erdogan che ha già espulso 1.056 stranieri dal proprio territorio e posto un divieto di ingresso nel Paese per altre 7.833.

In Italia, la Lega e il M5S trovano terreno fertile per attaccare il Governo, con Salvini che accusa il Papa di sbagliare a dialogare con l’Islam mentre in Inghilterra Nigel Farage punta il dito sulla politica di integrazione degli immigrati adottata dal governo francese. Marine Le Pen, che in altre occasioni si è richiamata alle radici cattoliche dell’Europa, chiede invece un referendum sulla pena di morte. I fatti di Parigi non possono che cambiare ancora una volta l’atteggiamento dell’Europa, nonostante le parole di Renzi auspichino il contrario.

Ma se l’Europa cambia a vincere non sono solo gli xenofobi, i razzisti, gli integralisti (cattolici), ma è il terrorismo stesso. Vince perché realizza i suoi due obbiettivi: terrorizzare, appunto, e, come ha scritto Simon Jenkins del The Guardian, “spingere persone liberali a prendere decisioni illiberali”.

La risposta più efficace contro il terrorismo allora, non può essere altra che rifiutare di farsi terrorizzare, non cedere a reazioni isteriche e trattare ogni attacco come un episodio di terrore passeggero, evitando così il rischio emulazione e impedendo ai mandanti degli attentati di godere degli effetti causati dalla loro barbara, ma lucida, follia.

Dopo l’11 settembre del 2001 i paesi occidentali si sono fatti trascinare in una guerra che ancora oggi non si è conclusa e di cui ancora oggi paghiamo i costi esorbitanti (finora tremila miliardi di dollari!).

Se la storia può insegnarci qualcosa, allora la morale da imparare dalla triste storia di circa quattordici anni fa è quella di non estremizzare la risposta agli attentatori al punto da arrivare alla guerra aperta, perché, mai come in questo momento storico di crisi e di crescita ai minimi, un impegno economico come quello che ci ha coinvolto negli ultimi anni, non sarebbe sostenibile e a perdere sarebbero solo gli strati più poveri della popolazione.

Luca Zanini

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