La Catalogna è una comunità autonoma spagnola che si differenzia dal resto della Spagna per cultura e lingua. La sua storia parte dall’età carolingia, in cui la regione ha goduto a pieno della sua autonomia, mentre precedentemente era occupata dagli arabi e ancora prima dai Visigoti. Viene rivendicata quindi un’indipendenza che nasconde lunghe e forti radici.
Nell’ottobre di quest’anno, a distanza di quasi quarant’anni dalla carta costituzionale del 1978, è stata indetta una “consultazione non referendaria” sull’indipendenza della Catalogna da parte del governo catalano, ma l’iniziativa non è stata riconosciuta dal governo centrale spagnolo, che ribadisce l’unitarietà e l’indivisibilità della nazione date nella carta costituzionale.
Sarebbe senza dubbio un obbligo a questo punto aprire un dialogo tra i due governi se non fosse per la sordità di quello centrale. Il distacco della Catalogna è una perdita grossa per il resto della Spagna, l’aspetto economico in questi casi è fondamentale. La regione con capoluogo Barcellona infatti viene considerata insieme a Baden-Württenberg, Lombardia e il Rodano-Alpi uno dei “quattro motori dell’Europa”. Un dato interessante è il PIL pro capite a prezzi di mercato della Catalogna nel 2009: 26.500€/abitante, superiore a quello della Spagna (22.800 €/abitante) e dell’Italia (25.400 €/abitante), e dell’ordine di grandezza di quello del Piemonte (27.100 €/abitante).
Dietro tutto questo c’è in Catalogna un progetto specifico: “il referendum di autodeterminazione in Catalogna” basato sul futuro politico della regione, nato ufficialmente da un accordo tra “Convergenza e Unione” e “Sinistra Repubblicana di Catalogna”.
Dopo le massicce manifestazioni da parte della popolazione il 23 gennaio 2013 il Parlamento della Catalogna, con l’obiettivo di dichiarare il suo popolo come soggetto politico e giuridico sovrano, accettò con 85 voti favorevoli, 41 contrari e 2 astensioni la “Dichiarazione di sovranità e del diritto di decidere del popolo della Catalogna”.
Conseguentemente nel mese di maggio questa dichiarazione puramente politica è stata temporaneamente bocciata dal tribunale costituzionale della Spagna ma la “Mesa del Parlament de Catalunya” affermò che la dichiarazione rimaneva comunque in vigore dato che «una volontà politica non si può annullare».
Barcellona ha così sfidato Madrid organizzando ugualmente questo referendum informale e simbolico il 9 novembre 2014. Lunghissime file ai seggi, tanti i volontari offertosi come scrutinatori. L’80,72% dei catalani che hanno partecipato hanno votato SÌ.
Non poteva mancare il battibecco tra i rappresentanti dei due governi: il presidente catalano Artur Mas definisce il voto “un successo completo” dimostrazione di una Catalogna capace di governarsi dando esempio di democrazia.
Da Madrid però la risposta arriva tempestiva:«Mas ha tentato di occultare con la votazione il suo fallimento personale, il voto è stato un atto di propaganda politica senza validità democratica, sterile e inutile» ha dichiarato il Ministro della Giustizia Rafael Català.
Giuseppe Palombo
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