(Editoriale pubblicato anche sull’edizione nazionale del Corriere Quotidiano)
Spesso è la “credibilità internazionale” ad essere invocata con vigore bipartisan per incoraggiare l’adozione di decisioni necessarie, eppure quanto visto in questi giorni in Parlamento se può rovina ancor più l’immagine già sbiadita che si ha all’estero del nostro Paese.
Italia politicamente poco autorevole non per i suoi iter istituzionali, come una tesi molto in voga pre/post referendum del 4 dicembre voleva e vuole far credere, ma per l’incapacità della sua classe dirigente di concepire ed elaborare programmi e proposte che sappiano andare oltre la strumentale lettura dell’immediato e di guardare al medio/lungo periodo prescindendo da valutazioni elettorali e richiami populisti.
Siamo dunque nel momento in cui il mero egoistico calcolo strategico prevale sull’interesse collettivo, in cui ogni forza politica è autoreferenzialmente disposta a sacrificare qualsiasi cosa pur di vincere – o NON far vincere – le elezioni, esattamente come farebbe il personaggio Frank Underwood interpretato da un magistrale Kevin Spacey nella celebre serie “House of Cards”.
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