La colpa è anche nostra – EDITORIALE

Napoli, borgo S.Antonio.
Il video che riprende una banda di giovanissimi armati di petardi e sassi, mentre con spregiudicata violenza assalta – letteralmente –  gli agenti della Polizia di Stato intervenuti per impedire l’accensione dei cosiddetti “fuocarazzi”, è la drammatica rappresentazione di un problema terribilmente più profondo e annoso di quanto i commentatori d’ultima ora lasciano trasparire.
Dinanzi a queste sconfinate dimostrazioni di inciviltà urge uno sforzo ulteriore rispetto alla legittima condanna. Perchè se un gruppo di ragazzini, alcuni addirittura con meno di 14 anni, si comporta con tale sprezzo delle regole e delle Istituzioni, è chiaro che la soluzione non può essere riducibile alla sola invocazione di pene più severe.
Del resto un approccio esclusivamente sanzionatorio – che neanche si interroghi sulle complesse cause di un comportamento tanto feroce – non arriva neanche a scalfire un mostro ben più grande di quello che evidentemente si vuole accettare.
Ecco perché non possiamo assolutamente permetterci l’ingenuità di non contestualizzare l’episodio.  Continua a leggere . . .

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Al di là delle bombe di camorra

Qualche anno fa, in uno dei nostri progetti nelle periferie dell’area Nord di Napoli, chiesi ai bambini di una quarta elementare di spiegarmi il significato che per loro aveva il termine “diritto”. Non mi aspettavo certo una definizione accademica, ero più che altro preparato a raccogliere esempi per approfondirli insieme durante la lezione. Rimasi invece molto colpito quando uno degli alunni, alla parola “diritto”, reagì mimando il gesto delle manette. Ricordo ancora l’espressione che aveva: seria, quasi torva. Appresi più tardi che la sua distorta visione del tema era la risultante di una serie di problemi giudiziari riguardanti alcuni suoi familiari. I bambini dopotutto sono come spugne: quello che vedono, ascoltano, vivono, inevitabilmente lo assimilano.

Parto da qui allora: da uno studente di quasi nove anni nato e cresciuto in periferia, in uno dei più difficili rioni della mia città, Afragola, oggi nota per essere al pari di un territorio di guerra, con otto attentati esplosivi di matrice camorristica registrati in appena venti giorni.

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APERTURA settimanale “Sportello Ascolto e Informazione per vittime di violenza”

 

 

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Caso Roveri, perizia choc: assolto dall’accusa l’aggressore perchè non mortali le coltellate

Nel 1935 uno sconcertante fatto di cronaca spinse Frida Kahlo a mettere su tela  “Qualche colpo di pugnale” : la cruda raffigurazione dell’omicidio di una donna uccisa dalla inarrestabile gelosia del marito. L’artista – ispirata dalle sue personali sofferenze e da una delle dichiarazioni dell’uomo che si difese davanti al giudice dicendo: “ma era solo qualche colpo di pugnale” – realizzò un’opera tanto significativa da essere considerata uno dei primi manifesti contro la violenza femminile.
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Calcio e Violenza: quelle ombre sugli stadi

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Scontri tra ultras e forze dell’ordine

Venticinque anni sono passati dal celebre Rapporto Taylor, il documento emanato in Gran Bretagna in merito a sicurezza negli stadi e tifo violento. Il pugno della “Lady di Ferro” Margaret Thatcher si abbattè con forza sulle società calcistiche e sugli hooligans britannici, rei di aver messo in ginocchio il Regno Unito seminando violenza dentro e fuori gli stadi. Una violenza che non risparmiava estranei al mondo del calcio, che faceva vittime tra giovanissimi e studenti, e che molto frequentemente sfociava in guerriglie urbane, agguati e devastazioni di locali e pub, allora focolari e pittoreschi luoghi di ritrovo degli ultrà inglesi, quasi tutti facenti parte della working class operaia.
I colpevoli che si macchiarono di omicidi e aggressioni, furono processati per direttissima, e nemmeno le stesse società sportive furono risparmiate: numerose le sanzioni pecuniarie e il bando delle stesse dalle competizioni europee per ben cinque anni. Il fenomeno degli hooligans allora si stava rapidamente diffondendo a macchia d’olio in gran parte dell’Europa, causando centinaia di vittime tra tifoserie avversarie e disastri calcistici che rimarranno tristemente famosi presso l’opinione pubblica, tra queste la strage dell’Heysel e la tragedia di Hillsborough. Due le cause principali: i sistematici raid da parte delle frange più estreme delle tifoserie e le condizioni fatiscenti ed obsolete dei molti stadi. Continua a leggere . . .

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